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Letture per le tue finanze: Banche Impopolari

“A 1,3 milioni di investitori italiani che hanno perso i loro soldi o ne perderanno con le banche popolari.”
E’ la dedica riportata in una delle prime pagine di questo libro dal titolo “Banche impopolari, inchiesta sul credito popolare e il tradimento dei risparmiatori” scritto da Andrea Greco e Franco Vanni, due giornalisti della Repubblica che si occupano anche di temi finanziari.

È la storia della crisi delle Banche Popolari, una particolare categoria di banche, nate in Italia già a metà ottocento. Inizialmente hanno avuto il grande merito di essere considerate le banche del territorio per la loro capacità di sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese.

Il principio del “voto capitario”, dove ciascun socio ha diritto a un voto indipendentemente dalle azioni possedute, ha consentito a banchieri onnipotenti di avere il comando assoluto delle banche, senza nessuna opposizione, beneficiandone per scopi personali.

Inizia così il periodo dell’espansione da metà degli anni 90, tramite l’acquisizione di nuove banche e nuovi sportelli bancari fuori dai confini regionali, con l’obiettivo di diventare banche nazionali a tutti gli effetti.

E arriviamo così ai giorni nostri con i crack della Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, Popolare Etruria e Lazio e delle altre popolari minori.
Sono andati in fumo molti risparmi dei lavoratori e il Governo Renzi nel 2015, ha varato una riforma delle banche popolari obbligandole a trasformarsi in SPA in modo da avere un maggiore accesso al mercato dei capitali.

LA COSA CHE PIÙ HA COLPITO DALLA LETTURA DI QUESTO LIBRO:
Riguarda la pratica dei prestiti baciati. Funzionano più o meno in questo modo:
Io banca ti presto i soldi a condizioni favorevoli, a patto che tu li investa in tutto o in parte in azioni della banca. Tu ci guadagni e allo stesso tempo ci dai una mano a ricapitalizzare l’istituto.

Meccanismo semplice quanto irregolare con cui le banche hanno fatto aumenti di capitale tra il 2013 e del 2014 consentendo a un debito (i soldi dati in prestito) di diventare capitale (i soldi investiti in titoli azionari).Titoli non quotati su mercati ufficiali di fatto non vendibili.

Situazione descritta molto bene da una lettera inviata da un pensionato a un quotidiano locale : “un pugno di mosche, avevo in mano solo un pugno di mosche che se apri la mano volano via e non ti rimane più niente”.

IL CONSIGLIO PRATICO PER CHI VOLESSE INVESTIRE:
Il principale parametro da conoscere è il Cet 1: il più importante indice di solidità patrimoniale che mette in rapporto il capitale di una banca con le sue attività ponderate per il rischio. Alti livelli di Cet 1 (sopra il 10%) sono auspicabili in modo da avere spazio per assorbire eventuali problemi sui prestiti concessi e non restituiti totalmente. Ci indica come scegliere banche affidabili.

Un ultimo pensiero : Ma come hanno fatto imprenditori navigati, capaci di mettere in cassa milioni di euro all’anno e di fiutare le fregature lontano un miglio, a cadere in questa trappola ?
Forse perché al posto di guardare i dividendi azionari hanno privilegiato gli spritz e i buffet ricreativi offerti dalla banca.

Alla prossima…

Foto di apertura: elaborazione personale