Tra 20 anni potrebbe esserci un robot amico in ogni casa per prepararci il caffè, portare i bambini a scuola e assistere gli anziani.
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È questa la conclusione a cui arrivano Roberto Cingolani e Giorgio Metta, nel loro libro “Umani e umanoidi, vivere con i robot”. Libro molto tecnico, ma che fornisce spunti molto interessanti per capire l’evoluzione futura della robotica.
Robot che nel tempo saranno sempre più di una macchina, ma meno di un uomo, perché non saranno mai in grado di provare emozioni e sentimenti.
I robot che diventano umanoidi con un forma analoga a quella dell’essere umano, sarà un percorso non facile visto che oggi sono macchine ripetitive molto veloci, precise ma non ancora intelligenti.
Ma su cosa la tecnologia dovrà lavorare per avvicinare sempre di più l’umanoide al l’essere umano?
1) Mettere mente e corpo sullo stesso piano: è la caratteristica principale di ogni essere umano poiché il corpo si adatta in tempo reale alle situazioni, sfruttando non solo il controllo del cervello ma anche l’elasticità e adattabilità dei muscoli.
Nei robot il cervello e corpo sono creati separatamente e poi messi insieme, stabilendo a priori che sia il cervello a guidare il corpo e rivestire un vero ruolo di controllore.
2) Creare materiali con proprietà simili a quelle dei muscoli e delle ossa umane:
si arriverà ad utilizzare materiali plastici di nuova generazione, super leggeri ma molto resistenti. Il grafene, un nuovo composto, acquisterà sempre maggiore importanza, per essere il miglior conduttore termico ed elettrico in natura e nonostante la sua leggerezza. E’ 300 volte più resistente dell’acciaio nella trazione.
Saranno quattro le grandi aree di applicazione dalla robotica:
1) In campo medico: nelle sale operatorie permettendo interventi precisi e poco invasivi;
2) Prevenzione e intervento nei disastri ambientali e naturali come i terremoti;
3) Nelle aziende manifatturiere aiutando e in alcuni casi estremi sostituendo l’uomo;
4) Assistenti dell’uomo: in svariate attività di supporto per le faccende domestiche, servire in un bar o assistere un anziano.
Cosa mi ha colpito di più:
Una singola operazione effettuata da un robot richiede una potenza di alimentazione un milione di volte maggiore di quella richiesta dal cervello dell’uomo.
Per la precisione, il cervello umano per lavorare consuma circa 40W di potenza, mentre un robot, capace di pensare e muoversi come un umano, avrebbe bisogno di un supercomputer che da solo consumerebbe decine di Megawatt di potenza.
Il consiglio pratico per chi oggi vorrebbe investire sui mercati:
È che il settore della robotica contribuendo ad aumentare la produttività, ridurre i costi e risolvere i problemi legati all’invecchiamento della popolazione è destinata ad una crescita maggiore degli altri settori dell’economia.
Puntare su titoli azionari legati a questo settore può essere un ottima strategia di lungo periodo, visto l’influenza sempre maggiore nelle nostre viste.
Già qualche anno fa un importante professore universitario Americano scriveva:
“La fabbrica del futuro avrà solo due dipendenti un uomo e un cane. L’uomo sarà la per dare cibo al cane e il cane per impedire all’uomo di avvicinarsi alle apparecchiature“.
Ma la frase che più è vicina al mio pensiero è di Steve Jobs:
“Baratterei tutta la mia tecnologia per una serata con Socrate”.
Giusto per ricordarci che noi essere umani abbiamo ancora molto da dire.
Alla prossima…
Foto di apertura: elaborazione personale