Letture per le tue finanze: Il Macigno

“Il Macigno, perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene, libro scritto da Carlo Cottarelli dal 1988 al Fondo Monetario internazionale, ma conosciuto per essere stato commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica in Italia.

Libro molto schematico e con un ottimo filo logico, capace di fare conoscere anche ai non addetti ai lavori un problema complesso come quello del debito pubblico italiano. Qualche numero:
2.300 ammontare in miliardi di Euro;
38.000 € a testa (uomini, donne e bambini);
133% del Pil;
Vita residua media dei titoli di stato che lo compongono: 6,5 anni;
Debito soprattutto nazionale: in mano a stranieri solo 1/3 del totale.
Sono dati che ci fanno capire come il nostro debito è attualmente molto alto, sia rispetto alla nostra storia (media 85% del Pil dall’Unità d’Italia a oggi), che rispetto agli altri paesi. Siamo il terzo debito pubblico al Mondo dietro a Giappone e Grecia.

Troppo debito pubblico fa male essenzialmente per due motivi:
1)CRISI DI FIDUCIA: ci espone al rischio di instabilità finanziarie con conseguenze negative sul mercato dei titoli di stato
2)RIDUCE LA CRESCITA ECONOMICA: poiché lo stato ha meno spazio per tagliare le tasse o aumentare la spesa pubblica.

Che fare per ridurlo e portarlo sotto la soglia del 85% che il fondo monetario internazionale considera come livello di guardia?
Reintroduzione la lira, non pagarlo, incentivare le privatizzazioni (vendendo le attività principali dello stato), soluzioni in voga perché sostenute da alcuni partiti politici italiani, ma per Cottarrelli delle scorciatoie che non risolvono il problema.
Allora la soluzione per lui più ortodossa che alla fine potrebbe dare i risultati migliori consiste nel combinare una moderata austerità fiscale (agendo sul versante dei tagli alla spesa pubblica) con riforme che innalzino il tasso di crescita del Pil.

COSA CHE PIU’ MI HA COLPITO DALLA LETTURA DI QUESTO LIBRO:
La crescita del debito pubblico negli anni 80 ci condizionerà tutta la vita: il senso di questa affermazione sta nell’aver esaminato la storia più recente del debito pubblico italiano. Siamo stati diligenti negli anni 60 e fino alla fine degli anni 70 con il debito che è stato su livelli bassi (25% – 35% del Pil).
verso la fine degli anni 80, sanità e pensioni, unite ad un aumento della spesa per interessi sui titoli di stato, causano un accelerazione del debito pubblico che supera il 100% del Pil e da quel livello, nonostante gli sforzi, non è più sceso in maniera significativa.

IL CONSIGLIO PRATICO PER CHI VOLESSE INVESTIRE NEI MERCATI FINANZIARI:
I titoli di stato (I FAMOSI BOT E BTP) non sono più l’investimento sicuro del passato: le crisi di fiducia sul mercato dei titoli di stato possono scoppiare in modo del tutto inaspettato: da una calma assoluta si passa nel giro di qualche settimana alla tempesta più incontrollabile. Naturalmente affinché un paese possa soffrire dell’imprevedibilità dei mercati occorre che sia pesantemente indebitato. E l’Italia si trova proprio in queste condizioni.

Un ultima curiosità se vuoi avere sempre il monitoraggio sul debito pubblico italiano. Noi non abbiamo un contatore del debito pubblico che puoi vedere per strada come negli Stati Uniti a Mahnattan. Infatti al numero 1133 della sesta strada, si trova il “National Debt Clock”, un monitor che aggiorna più o meno in tempo reale l’ammontare del debito pubblico Americano. In Italia l’Istituto Bruno Leoni rende visibile a tutti l’orologio del debito pubblico, che ogni tre secondi aggiorna la stima del debito.

Foto di Apertura: elaborazione personale.

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