Nel 2011 sono stati i titoli di stato italiani ad essere messi sotto attacco dai grandi investitori internazionali mentre, da più di un anno, ad essere oggetto di speculazione sono le nostre banche.
Dal 1 Gennaio 2016, l’indice bancario italiano ha dimezzato il suo valore e, nelle situazioni più gravi, le perdite hanno raggiunto anche l’80%.
Tra le principali cause troviamo la scarsa redditività, l’elevata presenza di crediti deteriorarti e i costi fissi troppo alti.
REDDITIVITÀ BASSA:
Le banche sono nate con la funzione di raccogliere il denaro tra i risparmiatori, tramite conti correnti e altre forme di deposito, e rivenderlo attraverso la concessione di mutui e finanziamenti. Il margine di interesse, ovvero la differenza tra gli interessi attivi e passivi, ha rappresentato per tanti anni il guadagno principale.
La politica dei tassi zero portata avanti dalla BCE ha ridotto significativamente i ricavi per chi lavora da intermediario del denaro. Finché le banche hanno preso il denaro dalla BCE a tassi vicino allo zero per investirlo negli alti tassi dei titoli di stato i mali sono rimasti nascosti.
Oggi, quando l’ultima attività finanziaria speculativa di una certa facilità è venuta meno, i nodi sono venuti al pettine.
CREDITI DETERIORATI:
Sono quei prestiti fatti a famiglie ed imprese che non sono stati più rimborsati.
La concessione di denaro facile (mutui, finanziamenti rateali, carte di credito, leasing) ha portato a 200 miliardi di euro i crediti deteriorati nei bilanci del sistema bancario italiano. La percentuale di tali crediti ammonta al 16,70% sul totale dell’intero sistema bancario. Nel resto d’Europa questo indicatore è in media il 7%.
Molti istituti stanno scegliendo il male minore vendendo sul mercato questi crediti “marci” a un valore che non supera in genere il 20% – 30% di quello originario. Si cerca di incassare qualcosa togliendo definitivamente queste zavorre dai bilanci delle banche.
COSTI FISSI ELEVATI:
413 istituzioni finanziarie in Italia sono troppe, anche per un paese che ha sempre dimostrato di avere una grande dipendenza dal sistema bancario tradizionale. Si è tornati a ventilare la possibilità di creare delle fusioni per avere maggiore forza e solidità riducendo i costi.
Un’altra via obbligata sarà la riduzione drastica del numero di sportelli bancari: recenti studi hanno ipotizzato che dei 30.000 sportelli attuali, il 50% verrà chiuso con un risparmio di circa 4 miliardi di Euro.
Con una banca operativa on line si può fare di tutto senza bisogno di ricorrere alla filiale fisica. Infatti oggi circa il 50% degli utenti bancari opera tramite l’internet banking, è un dato in costante crescita ma che ci piazza ancora dietro alle classifiche Europee.
OPERATIVITÀ:
Lo stato di salute del sistema bancario nel suo complesso non è certo dei migliori. Come sicurezza non tutte le banche sono sullo stesso piano e la prima cosa da fare è valutare il grado di affidabilità delle banca con cui si è cliente, per evitate di rimanere vittime del Bail in.
L’indice di solidità CET1 (rapporto tra capitale della banca e le attività pesate in base al rischio) può dare una prima idea sulla solidità bancaria. Più alto è questo rapporto più la banca è solida, un valore sopra tredici può far dormire sonni tranquilli (tenendo sempre d’occhio le sofferenze in bilancio).
Se si dovesse scoprire che la banca non è solida allora si potrebbe lavorare con un istituto più affidabile chiudendo il conto corrente difendendo i propri risparmi.
Siamo solo agli inizi di una rivoluzione storica del settore bancario. Le riflessioni di uno dei più importanti imprenditori e banchieri italiani rende molto bene l’idea:
“Le filiali bancarie faranno la fine delle cabine telefoniche. A che cosa servono se non entra nessuno?”
Foto di apertura by: www.italianosveglia.com