Test sui risparmi: i 3 passi per sapere se sono a rischio
Dopo tanto tempo è arrivato il freddo e con il primo drastico abbassamento delle temperature ecco tosse, raffreddore e problemi respiratori. Quando l’olfatto non riesce più a fare regolarmente la sua funzione tutto il cibo sembra lo stesso, anche una semplice minestra sembra uguale a un panino con il salame piccante.
Dalla gastronomia alla finanza il passo è breve, visto quello che sta succedendo negli ultimi mesi. Il risparmiatore entra in totale confusione bombardato giornalmente da notizie, non riesce a capire cosa è buono o cattivo e che cosa fare con i propri soldi.
Prima il salvataggio delle quattro banche con milioni di euro di risparmi andati in fumo, poi il rallentamento economico della Cina e infine alcune banche italiane messe sotto attacco da speculatori internazionali.
Non si riesce più a fare una corretta distinzione tra rischio emittente, rischio di mercato e rischio di liquidità, si fa di “tutta l’erba un fascio“.
Il rischio in finanza esprime la possibilità di avere risultati inferiori alle attese ma anche di perdere parzialmente o totalmente i propri risparmi.
Può assumere dimensioni diverse:
RISCHIO EMITTENTE:
E’ il classico caso in cui si rimane con il cerino in mano se l’emittente dove abbiamo investito non è in grado di adempiere ai propri obblighi di rimborso del capitale. Immaginate di prestare soldi ad una persona che, al momento della restituzione, non rispetta gli impegni presi. Ciò che è successo ai possessori di titoli Banca delle Marche, Etruria e Lazio, Carichieti e Cassa di Risparmio di Ferrara ne è una dimostrazione.
RISCHIO LIQUIDITÀ:
E’ il rischio di non riuscire a vendere il titolo acquistato, in quanto non è quotato su mercati ufficiali. In genere il prezzo viene fatto dall’incontro tra domanda e offerta, ma in questo caso la banca che ha venduto il titolo è l’unico potenziale compratore, che detta le proprie condizioni, in genere molto penalizzanti per il venditore. Acquistare titoli obbligazionari non quotati di banche è il caso più frequente di questo tipo di rischio.
RISCHIO DI MERCATO:
Esprime la possibilità che uno strumento finanziario subisca delle perdite per effetto di condizioni di mercato che incidono sul prezzo. Tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi delle materie prime, utili societari inferiori alla attese sono i principali fattori di rischio di questa categoria. Il prezzo del petrolio, sceso sotto i 30 dollari al barile, è visto come uno dei principali responsabili della caduta dei mercati azionari di inizio anno.
COSA FARE:
Evitare concentrazione su singoli titoli, che hanno evidenziato segnali di criticità, è un passo fondamentale per ridurre il rischio emittente, anche alla luce delle nuove regole sul Bail-in in vigore da inizio 2016.
In merito al rischio di liquidità accertarsi che lo strumento acquistato sia quotato su un mercato ufficiale dove sia sempre possibile effettuare la vendita in maniera trasparente e con prezzi che siano controllabili da tutti.
In genere al concetto di rischio si associa un significato negativo: perdita o mancati risultati. Questo è quello che la maggior parte dei risparmiatori collega al rischio di mercato.
Ciò è razionale quando i mercati azionari scendono anche del 20% in pochi giorni. Niente paura però, la stessa origine araba della parola rischio “risq” o “rizq” ce lo conferma. Entrambi i termini rappresentano un evento casuale ma il primo descrive “l’impatto di una imbarcazione su uno scoglio”, mentre il secondo significa “l’opportunità data dal Signore”.
Mischiare il sacro con il profano, questa volta potrebbe essere interessante, solo però se si ha il coraggio di acquistare a prezzi in saldo.
Alla prossima puntata.
Foto di apertura: www.adaptabilitycoach.com


